Skip to main content

Che disgrazia, la nostalgia. A volte sembra che sia tutto quello che rimane alla musica, vivere di ricordi. In questi giorni un album al quale sono molto legato ha compiuto 25 anni: il self-titled degli Alice In Chains denominato “Tripod”, per la copertina raffigurante il famoso cane a tre zampe. Il gruppo promette di festeggiare con memorabilia, curiosità. Ed è lì che mi sono dolorosamente scontrato contro il muro del già avvenuto. Non c’è più vita in quei luoghi, c’è solo morte.

Layne Staley non c’è più. Non c’è più nemmeno quella magia geniale che ha prodotto quelle note negli stessi protagonisti, ora invecchiati, arricchiti, placidi. Tutto quello che lo scrigno contiene è stato svelato. Non c’è nessun tesoro, nessun mistero da svelare. Quel che si conosce è nei dischi, nei libri, nelle foto sbiadite. Tutto quello che era nascosto, resterà tale. Perduto per sempre nell’oblio. Questa è una particolarità del gruppo di Seattle, perché ogni nota prodotta era figlia della sofferenza, marchiata dalla morte. E la morte è l’etichetta sotto la quale verrà per sempre conosciuta, ricordata. Ascoltare gli Alice è piacere e sofferenza, una maledizione accettata con placido benestare. Così è e così sarà per sempre. Nessuna pillola per indorare la mancanza, il triste destino del suo frontman.

I Soundgarden hanno riversato quantità enormi di materiale inedito, registrazioni varie, b- side e tanto altro in regalo ai loro fan nelle numerose riedizioni dei classici del gruppo. C’è addirittura in cantiere un album inedito bloccato dalle dispute tra band e famigliari di Chris Cornell per l’eredità del compianto cantante, ma che probabilmente un giorno vedrà la luce. Ogni giorno una foto inedita. Per gli Alice non funziona così. Ogni nota è intrisa di lacrime e sangue, unica e irripetibile. Questo è il fascino e il valore della musica di una delle più grandi band esistite.

La Music Bank ha chiuso i battenti.

«Heaven beside you, hell within»

Close Menu
So walk tall, or baby, don't walk at all.