“Power Up”, il nuovo album degli AC/DC uscito oggi, non è solo una buona notizia per la musica rock e il suo popolo di estimatori, ma è anche il verificarsi di una contingenza inaspettata e favorevole, decisiva ai fini di modificare o invertire il corso degli eventi. E questa non è altro che la definizione che trovate nel vocabolario sotto la voce “miracolo“.
“Rock or Bust” (2014), l’album predecessore, nasce infatti come l’ultimo album in studio della band australiana. Lo sceglie il destino che, per rendere questa decisione inappellabile, si dà da fare già prima della sua uscita, quando costringe Malcolm Young a dire addio alla musica a causa della demenza.
Angus ingoia il rospo come solo lui sa fare, forgiato dalla tragica morte di Bon Scott nel 1980, e reagisce nell’unico modo che conosce: indossando la sua iconica divisa da scolaretto per essere pronto a portare in giro per il mondo il carrozzone. L’album, d’altra parte, vende forte da subito e il tour mondiale ne è una naturale e terapeutica conseguenza.
È allora che il destino vuole alzare la voce. In rapida successione piazza una serie di colpi che stenderebbero chiunque. Cliff Williams al basso non riesce più a gestire i dolori che una vita on the road inevitabilmente ti regala, Phil Rudd alla batteria dà di matto con la legge e viene dichiarato fuori dalla band per il tour e, infine, Brian Johnson appare ormai chiaramente troppo fuori forma per reggere i ritmi di un intero tour, a causa dei problemi sempre più seri all’udito.

Il tour va comunque molto bene, se guardiamo gli incassi e la risposta del pubblico (Nord America escluso), ma ben presto risulta chiaro che il gruppo sta accusando il colpo. Angus è l’unico a tenere i ritmi, si carica il peso della band sulle spalle per tutti i 28 brani in scaletta, mentre Brian appare sempre più affaticato e con sempre meno energie e questo inevitabilmente si traduce in performance non all’altezza.
La diagnosi dei medici, poi, è impietosa: l’8 marzo 2016 arriva la conferma che Johnson non è in grado di portare a termine il tour, ma questa volta a differenza del 2010, per sempre.
Quello che accade nei successivi sessanta giorni ha dell’incredibile.
Angus non si arrende, parla con il management per trovare una soluzione. Axl Rose, dopo appena 7 date di warm up del reunion Tour dei suoi Guns, invece che continuare la preparazione si offre pubblicamente “per dare una mano”. Succede il finimondo, letteralmente.
I rumors diventano sempre più insistenti e ancora lui, il destino, non la prende bene, così il frontman dei Guns si guadagna una frattura al piede.
Siamo all’8 di aprile. Salta tutto? Per niente. Entra in scena Dave Grohl che offre il suo trono di chitarre ad Axl, che ringrazia, accetta e conferma tutte le date previste. Passa una sola settimana e l’ingaggio è ufficiale: Axl Rose è il cantante degli AC/DC per le ultime 23 date del tour. Prima data: 7 maggio 2016, Lisbona.

Angus va all-in, questa volta davvero: o la va o la spacca. E il pubblico è spaccato eccome. Nessuno può immaginare quello che sarà, ma il miglior alleato del destino è una buona fetta di fan oltranzisti degli AC/DC e una parte della “vecchia” carta stampata che fiuta il possibile flop e inizia a scrivere il cosiddetto “coccodrillo”, il famigerato articolo commemorativo che prevede e precede il decesso. In molti parlano già ad alta voce della fine della band.
Il 7 maggio, alle ore 21, le carte vengono mostrate sul tavolo verde e la mano vincente è quella di Angus. Axl regge egregiamente quella che era una prova (forse) più grande di lui e convince anche i più dubbiosi, lasciando da soli il destino e gli oltranzisti. Il tour europeo è un successo, tanto che si inizia subito a parlare di una sostituzione definitiva, ma questa è un’altra storia.
Che sia stato il destino ad arrendersi, il management della band che ha costretto a prendere la decisione di continuare senza Johnson, o una (l’ennesima) intuizione vincente di Angus, poco importa. Gli effetti di aver voluto Axl come cantante nella leg finale del Rock or Bust World tour hanno del miracoloso e sono tutt’oggi sottovalutati.
Dopo poco più di due anni da quello storico concerto e dall’aver dimostrato al mondo che nemmeno il destino può fermarlo, Angus riesce nell’impresa di riunire la band. Rudd viene rimesso in riga, Williams è di nuovo in sesto e il trauma dell’allontanamento spinge Brian ad abbandonare il motor sport e mettersi seriamente nelle mani dei professionisti, che riescono a restituirgli la possibilità di continuare la sua carriera di musicista.
Se oggi possiamo ascoltare il nuovo, inatteso, album degli AC/DC e se nel 2021 potremo mai – pandemia permettendo – rivederli dal vivo lo dobbiamo in buona parte anche ad Axl Rose. Senza la sua mano, senza le sue “palle” di buttarsi in una sfida che avrebbe distrutto psicologicamente chiunque, con una pressione mediatica mai subita da nessuno in questi termini nel mondo della musica, non ci sarebbe stato un futuro per la band australiana e il destino, rivelando le proprie carte, avrebbe avuto il punto vincente.